11 0602 - P AEM

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110602 | CENTRO POLIFUNZIONALE FX, FIESSE

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Categoria: Edifici Pubblici
Luogo: Fiesse (BS)
Anno: 2011 - 2011
Progetto: P AEM

Incarico: Concorso / Concept Design
Cliente: Pubblica Amministrazione
Team: P AEM, Pagano Ingegneria

Impresa Affidataria: nd
CONCEPT
Genius Loci
Ci siamo immersi nel “luogo” Fiesse e abbiamo cercato di capirne la natura e le necessità, ci siamo sforzati di immaginarne il futuro più prevedibile e abbiamo concluso che la dimensione sociale e “simbolica” è quella su cui era necessario porre la maggior attenzione nella progettazione. Destinazioni importanti per un piccolo centro infatti, concentrate in un unico lotto relativamente piccolo, ci hanno “imposto” di ragionare l’intervento come nuova centralità urbana. E qui subito si è aperto il primo spunto di riflessione: funzioni che per loro natura sono espressione di una comunità inserite in un contesto “retro” (e non retrò!), attualmente un vuoto urbano cui l’edificato esistente si affaccia con il “di dietro”… per di più arretrate rispetto alla viabilità principale … come gestirle?

La corte come modello
La risposta che ci è sembrata più calzante per una serie di motivi è stata appunto l’adozione di un modello distributivo a corte del nuovo edificato, sviluppato sul perimetro del lotto di cui andrebbe a costituire il confine (sostituendo gli attuali muri alti e fatiscenti), nella porzione interna e “panciata” del lotto. Perché la corte per sua natura è una realtà “introspettiva”, che si conclude in sé e resta abbastanza indifferente a quanto il contesto le mostri, perfetta quindi per concentrare al cuore dell’intervento la sorpresa e la bellezza del nuovo. Appropriata perché è un modello già proprio della tradizione costruttiva locale, con i suoi fronti compatti e ogni tanto uno squarcio che rivela un cuore nascosto e vivo. E proprio quest’ultima suggestione ci ha ispirato l’impatto che ci piaceva ri-proporre sul contesto: la continuazione dell’idea “fronte compatto”, modellato a necessità, e inaspettati squarci nella cortina a regalarne anticipazioni di quanto cela all’interno. Questa considerazione inizialmente risultava però un po’ in contraddizione con l’esigenza di separazione e modularità dei corpi di fabbrica (per facilitare una possibile realizzazione per stralci funzionali) che il bando ci richiedeva.
Da qui l’idea della

Pelle come superficie di comunicazione  
Ovvero l’adozione di una parete ventilata posta sulla quasi totalità delle superfici perimetrali dell’intervento. Questa ha così il duplice compito di: 1- comunicare compattezza e continuità della nostra cortina perimetrale / 2- relazionarsi con il contesto, reinterpretando o al contrario rompendo lo schema materico del costruito circostante. Per ora non si è voluta scegliere una delle due ipotesi fermandosi al concetto e al ruolo della pelle, rimandando al momento degli eventuali futuri approfondimenti la strategia di progetto. Definita quindi l’impronta migliore per l’intervento (la corte appunto) e l’idea della pelle come integrazione al contesto, restava da risolvere il tema della centralità urbana nascosta in un vuoto, attualmente (ed anche in futuro) recintato:

La verticalità come simbolo
L’avere a che fare con un contesto “basso” ci ha molto facilitato nella scelta di una strategia efficace per raccontare e pubblicizzare l’importanza della destinazione prevista, perché è stato sufficiente riproporre una logica del passato molto diffusa, quella della verticalità come simbolo urbano. Passeggiare in un borgo medievale o magari in una città come Firenze è rassicurante ed intuitivo: basta alzare lo sguardo e trovando visibili ed immediati i soliti riferimenti verticali (simboli allora dei poteri forti) ci si orienta in un attimo. Appunto, la verticalità come simbolo!

Ed è proprio sul concetto di simbolo e riferimento che si son “naturalmente” originati i seguenti due temi del nostro progetto:

La trasparenza come linguaggio
…. della POLITICA. Soprattutto in un momento di evidente e crescente sfiducia della popolazione nella politica ci è sembrato provocatorio ma forse solo “attuale” voler utilizzare la “modaiola” “leggerezza in architettura” con un significato un po’ più profondo e concreto (un illustre esempio in tal senso è stata “la casa del fascio” di Como di Terragni). Quindi l’idea di progettare il volume del municipio organizzato in 3 corpi di fabbrica funzionalmente distinti (uffici, hall, politica) ma esibiti attraverso un’unica vetrata continua su piazza; questa che poi esplode in tutta la sua satinata e quindi eterea trasparenza nella parte destinata alla politica vera e propria, diventando una torre di 5 piani fuori terra, quasi completamente vetrata (se non per il blocco dei servizi).

La piazza come “luogo” della comunità
Proprio come si è anticipato all’inizio, la natura e l’eterogeneità delle funzioni, affidano “d’ufficio” all’intervento il ruolo di nuova centralità urbana; quindi come tutte le centralità che si dimostrino davvero tali, c’era bisogno di ricavare nel progetto uno spazio collettivo che rendesse il complesso un “luogo” e non solo un aggregato di funzioni, una piazza appunto.  
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