07 0301 - P AEM

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070301 | RIQUALIFICAZIONE PORTO ANTICO AU, ANCONA

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Categoria: Urbanistica / Masterplan
Luogo: Ancona (AN)
Anno: 2007
Progetto: P AEM

Incarico: Masterplan / Concept Design
Cliente: Università
Team: nd

Impresa Affidataria: nd
CONCEPT
SISTEMAZIONE URBANISTICA DELL’AREA
La mia proposta a scala urbana nasce ovviamente nel momento dell’ideazione META-progettuale, come dichiarazione di intenti, e nella fase successiva, forte degli spunti raccolti, trova solo la sua concretizzazione. Ripercorrendo infatti velocemente i concetti espressi inizialmente, legati al concetto del porto di Ancona come “luogo tra”, è evidente che la mia proposta non poteva che considerare l’intervento come una “soluzione tra”. Quindi ho affrontato la progettazione con questo spirito, assumendo l’area come priva di un’identità, o meglio, la cui identità è proprio l’averne tante, sospesa quindi tra realtà contingenti e diversamente significative. Fatta questa premessa, passo ad introdurre l’intervento secondo lo schema tripartito usato finora. Dalla storia… e in particolare dalla suggestione progettuale dell'albero, che con i suoi anelli si racconta nel tempo ho tratto, per così dire, il master plan dell’intervento, ascoltando e dando voce alla città che si raccontava, organizzando il sistema per fasce temporali, di cui ho di volta in volta raccontato l’identità storica: - il parco archeologico (quindi la celebrazione dell’Ancona che fu), racchiuso dal segno medievale, ovvero l’area che va dall’arco Nappi a porta Capoleoni; - la fascia della densità (del costruito), contenuta all’interno delle mura ‘500esche, con le portelle a far da accessi; - la fascia del dinamismo, del flusso, ovvero la banchina figlia del trasporto su gomma e su rotaia; - la piastra della stasi, dell’arrivo, a raccontare il molo dei barconi e del fuoriscala. Questa strategia progettuale, oltre ad aiutarmi nel controllare una situazione di tali proporzioni, mi ha dato anche la possibilità di gestire e valorizzare il ricco patrimonio storico dell’area. La città… invece mi ha suggerito le destinazioni per i vari comparti progettuali (prevedendo, come da premessa, attività più eterogenee possibili per ottenerne una realtà vitale lungo tutto l’arco della giornata) e l’organizzazione dei flussi DEL e soprattutto AL porto, pensato come nuovo quartiere della città. Per quanto riguarda i flussi, in particolare, ho riorganizzato la viabilità su gomma, garantendo nello specifico quella ai cantieri navali e troncando quella diretta al duomo (garantendo comunque la risalita al colle attraverso un ascensore nell’area dell’Arsenale e accogliendo l’indicazione del Piano di Sviluppo per il Porto che in quell’area prevede un parcheggio molto capiente), e soprattutto quella pedonale, predominante nell’area, inserendola per una parte in una promenade storiografica a scala urbana, una sorta di città-museo, di cui il Palazzo degli Anziani diventa cardine e protagonista. Ovviamente ho fatto attenzione a creare nodi strategici di connessione tra le due situazioni, introducendo ove opportuno anche aree di parcheggio o sosta. Il mare… invece mi ha condizionato nelle dimensioni e nei rapporti tra le parti, nel senso che ho optato per un intervento dal grande respiro urbano (privilegiando ove possibile soluzioni ipogee) per liberare così la visuale del mare che torna così a far da sfondo alla città e restituendolo fisicamente alla città. Oltre alla vista del mare ho studiato anche la vista dal mare, attribuendo al Palazzo degli Anziani e alla chiesa del Gesù il ruolo di fuoco, sulla scia del Vanvitelli, che assimilava la città di Ancona, così arrampicata sui due colli, ad una quinta teatrale con il mare a far da spettatore. L’essere come è stato più volte detto una “realtà tra”, si trascina ovviamente dietro il problema della “connessione tra”, soprattutto perché, come emerge dalle considerazioni proposte finora, l’area in esame risulta essere il cardine naturale tra tutte e tre. Il metodo che ho voluto adottare per raccordare è stato di sfumare una realtà nell’altra senza cesure nette. Questo effetto ho pensato di perseguirlo con l’architettura, nel senso che, raccolte le pulsioni del contesto e gerarchizzate in funzione della forza che avevano di volta in volta (puntualmente), le ho gestite con gli strumenti architettonici del: - liberare - là dove il contesto raccontava la sua vocazione da sé; - reinterpretare - là dove c’era volontà di raccontare, ma anche il bisogno di superare i limiti di quella natura; - completare - là dove la realtà da rendere risultava tronca.
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